Francesco
Bellotto
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MITRIDATE

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Fotografie di Sabine Burger
dalle recite al Teatro di Biel

Commentaires de presse

«Regisseur Francesco Bellotto und sein Bühnenmeister Diego  Méndez-Casariego sprengen die Ketten des starren Seria-Korsetts  geschickt. In ihrer lebendigen Lesart mit dem weichen Licht von Samuele  D’Amico ist Mitridate ein Maler, der sein Verschwinden kunstvoll  inszeniert.»
Peter Wäch, Berner Zeitung, 16.04.2018
Michel Schaer, Die Stimme der Kritik, 14.04.2018
Silvia Rietz, Solothurner Zeitung, 16.04.2018
Daniel Andres, Swissclassic.org, 22.04.2018
Annelise Alder, Bieler Tagblatt, 23.04.2018

«Das Sinfonie Orchester Biel Solothurn, erfahren mit dem  Stil des jungen Mozart, spielt engagiert, wach und federnd und führt die  Zuhörer zu den überraschenden Schönheiten der Komposition mit der  Beiläufigkeit souveräner Maestria.»

«Glanzlichter setzen die jungen Stimmen, die unter der  Leitung von Predrag Gosta förmlich aufblühen. Antonio Figueroa verleiht  der Figur des Königs Mitridate mit schlankem Tenor sowohl dramatische  Durchschlagskraft als auch lyrische Empfindsamkeit.»

«Es ist Theater Orchester Biel Solothurn hoch anzurechnen,  dass es diese wenig bekannten und doch erstaunlich meisterlichen  Jugendwerke Mozarts dem Publikum näher bringt. »

«Prinzessin Aspasia, die von Mitridate wie von seinen  beiden Söhnen begehrt wird und die Radoslava Vorgić souverän  verkörperte, präsentierte sich als selbstbewusste, aber auch zwischen  verschiedenen Loyalitäten zerrissene junge Frau. Betont wurde auch die  Verschiedenheit der beiden Königssöhne: Hier der trotzig aufbegehrende  Farnace (mit passend dunklem Timbre: Candida Guida), da der sensible und  ehrenhafte Sifare (überzeugend: Marion Grange).»









    
NOTE DI REGIA

Quando ho cominciato a studiare Mitridate, la prima opera seria di Wolfgang Amadeus Mozart, sono rimasto subito colpito dalla ambientazione prevista da Racine e dal libretto di Vittorio Amedeo Cigna-Santi: «La scena è in Ninfea, Porto di mare nel Bosforo Cimmerio». Dovrebbe trattarsi di Nif, in Turchia, oggi Kemalpaşa, città di mare ad est di Smirne.
Tuttavia, per il classicismo, Ninfea era anche la località mitologica in cui vivevano le Ninfe delle acque. Ogni grande città della Roma classica aveva il suo Ninfeo, un luogo pieno di vasche d'acqua, fontane, statue di argomento marino, vegetazione acquatica.
Assieme al grande scenografo Louis Desirèe, con cui ho l'onore di collaborare per questo allestimento, ho dunque cercato di rincorrere il sapore e la struttura dei Ninfei.

Questo, ad esempio (è il Ninfeo di Alessandro Severo), era sicuramente uno dei più conosciuti e visitati, e si trova ancora oggi sull'Esquilino, nel cuore della Roma monumentale:


 

Bisogna immaginarlo circondato dalle acque. Per me era evidente che il suo porto, dove arrivano tutti gli eserciti e tutti i regnanti più potenti dell'epoca (Roma, Ponto, Colchide, Impero partico) era una specie di «isola ideale», in mezzo al mare. Ma c'è di più: ho collegato questa informazione con una caratteristica della tragedia di Racine. L'azione comincia con la presunta morte di Mitridate, che in realtà non è morto e che invece morirà alla fine dell'ultimo atto. In generale, potremmo pensare che tutto quello che si svolge sul palcoscenico è dunque una specie di lungo funerale, gli ultimi momenti di vita di un  grande Re che è venuto a morire in mezzo alle acque.

E così, nella mia mente, il Ninfeo e la più famosa isola-cimitero della storia dell'arte (L'isola dei morti di Arnold Böcklin) si sono improvvisamente mescolati.

 


E tutto il resto ha cominciato a disporsi con tante icone come si trattasse del desktop di un Computer, un sistema operativo attraverso il quale potevo raccontare per il Teatro di Biel la storia del Re del Ponto. Arnold Böcklin, Racine e Mozart hanno infatti usato figure classiche, antiche, ma hanno parlato al loro pubblico in chiave simbolica, metaforica. E anche il mio allestimento sarà un cammino simbolico, metaforico, che comincia e finisce nello studio del pittore.
    

I personaggi dell'opera sono conseguentemente molto caratterizzati, ispirandosi direttamente ad alcuni ritratti del pittore di Basilea: Aspasia è seducente come la Malinconia e misteriosa come una Vestale; Sifare virtuoso e limpido come Flora in primavera; Farnace pazzo, bestiale e imprevedibile come un fauno; Mitridate dipinge allo specchio se stesso per dialogare con la morte.

Mitridate/Böcklin sul nostro palcoscenico cercherà disperatamente la sua casa dei morti, la sua vita eterna. E lo farà come lo fanno sempre gli artisti: lasciando dei segni (le sue opere) dietro al proprio passaggio. Si può pensare che tutta la mia regìa possa essere intesa come la ricerca, un cammino fra tante icone, una collezione di quadri che si intrecciano con le amare vicende personali di Mitridate, fino ad arrivare alla pittura del luogo ultimo. La collezione si completa (il sipario si può infine chiudere) solamente quando l'artista capisce di essere arrivato al suo capolavoro.














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