SCIPIONE NELLE SPAGNE
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Bozzetti di Alessia Colosso
Fotografie Fenice di Guido Crosera
«Nell'insieme lo spettacolo convince appieno: ha una logica assai persuasiva, risolve agilmente il complicato intreccio, e corre spedito verso il finale. E suscita il plauso caloroso del pubblico adulto della recita conclusiva, dopo la proposta alle scuole superiori della città».
Dalla recensione di Gilberto Mion
«Uno spettacolo prezioso, ben realizzato ed accolto con calorosi applausi
per tutti, da un pubblico che ha assistito ad una vera rarità del
nostro immenso patrimonio musicale».
Al Malibran è andato in scena un vero e proprio progetto drammaturgico autonomo, realizzato da Francesco Bellotto, il coordinatore di Operastudio. Di fatto, lo spettacolo offriva da un lato una presentazione della partitura ampiamente sottoposta a tagli musicali e “cucita” con la peraltro indispensabile partecipazione di un personaggio nuovo, affidato a un attore, per chiarire lo svolgimento della trama e riassumere il non sentito. E dall’altro era costruito in modo da fornire un’interpretazione registica dell’opera, firmata dallo stesso Bellotto, volta a chiarire la sua funzione di esaltazione dell’imperatore asburgico. Tutti i protagonisti del melodramma, infatti, agivano come marionette, dentro a un teatrino dalle allusioni architettoniche classicheggianti (le scene portavano la firma di Alessia Colosso, i costumi, suggestivi e appropriati, di Carlos Tieppo): uno spettacolo dentro allo spettacolo, diretto dallo stesso attore cui tocca alla fine il compito di incoronare Scipione, personaggio che in locandina ha la definizione di “direttore della propaganda imperiale”.
Dalla recensione di Cesare Galla